venerdì 3 giugno 2011

OMAGGIO AD UN GRANDE MAESTRO : LUIGI DE MARCHI

Da "La Repubblica"

Addio a Luigi De Marchi
lo psicologo che inventò l'Aied

E' morto a Roma a 83 anni. Era considerato il padre della psicosociologia italiana. Noto per le battaglie a favore di contraccezione, divorzio e eutanasia, nel 1953 aveva fondato l'Associazione italiana per l'educazione demografica

ROMA - E' morto da uomo libero, racconta chi gli è stato accanto fino alla fine. E così si era raccontato anche lui in Il solista - Autobiografia di un italiano fuori dal coro. Luigi De Marchi, psicologo clinico e sociale, se n'è andato ieri a 83 anni, a Roma. Liberale laico noto per le sue battaglie a favore della contraccezione, del divorzio e dell'eutanasia, era considerato il padre della psicosociologia italiana. Referente per l'Italia, fondatore e presidente di tre importanti scuole di psicoterapia - quella psicocorporea di Wilhelm Reich, quella bioenergetica di Alexander Lowen e quella umanistica di Carl Rogers - era presidente onorario della Società italiana di psicologia politica ed è stato direttore della Società europea di psicologia umanistica. I funerali si svolgeranno domani in forma laica a Roma. Il luogo e l'ora non sono stati ancora resi noti.

De Marchi era nato a Brescia il 17 luglio 1937, aveva fondato l'Aied, l'Associazione Italiana per l'Educazione Demografica nel 1953 e l'aveva guidata per oltre vent'anni anni con un impegno particolare nello sviluppo della cultura della contraccezione in Italia. Ed era stato animatore di tante battaglie per i diritti civili riuscendo tra l'altro, nel 1971, con una storica sentenza della Corte Costituzionale, a ottenere la revoca dei divieti penali all'informazione e all'assistenza anticoncezionale.

Nel dibattito sui delitti in famiglia, De Marchi aveva evidenziato come il nucleo familiare resti il luogo principale in cui avvengono gli omicidi, un fenomeno a suo giudizio "frutto del fallimento" della legge 180 sulla salute mentale, la cosiddetta legge Basaglia. Da qui la richiesta di "una riforma radicale e l'apertura di cliniche psichiatriche che non siano affatto i vecchi manicomi ma strutture umanizzate, oltre che di centri per l'attività riabilitativa".

Nell'84 aveva lanciato una nuova teoria della cultura e della nevrosi con il suo libro Lo shock primario, nell'86 aveva fondato a Roma l'Istituto di psicologia umanistica esistenziale, che ha diretto fino all'ultimo giorno. Un "pioniere delle scelte umane della sessuologia, profeta del libero pensiero" lo ricorda Antonella Filastro, allieva amica e compagna di studi, che sottolinea anche quanto fosse "pronto a cogliere tutti gli aspetti del mistero umano senza dogmatismi, senza ideologismi ma con curiosità, con la vera sapienza e con lo sterminato amore per il fenomeno umano".

E' stato anche un politologo e un convinto assertore dei rischi collegati all'esplosione demografica. "Anche la politica è un luogo di solitudine - sosteneva - l'uomo politico, che dovrebbe rappresentare il popolo, in realtà ne è lontano anni luce, anche per via del linguaggio che usa, il politichese, estraneo alle emozioni della vita reale di tutti i giorni. Spesso più si è in alto nella scala del potere, e più si è soli, proprio come accade a molti leader che con i propri compagni di partito hanno un rapporto pedagogico".

De Marchi ha scritto numerosi saggi fra il 1960 al 2008. Tra questi, Sesso e civiltà (Laterza 1960), Repressione sessuale e oppressione sociale (SugarCo, 1964), Perché la Lega (Mondadori,1993), Aids. La grande truffa (con Fabio Franchi, Seam, 1996).





Luigi De Marchi, un pioniere della psicologia italiana
di Renato Vignati


Sarà forse il destino degli eretici o dei battitori liberi, segnati dall’ostracismo e dall’indifferenza, in ogni caso i media hanno dedicato poche righe alla notizia della recente scomparsa, avvenuta il 25 luglio, di uno dei grandi pionieri della psicologia italiana dell’ultimo secolo che ha interpretato in modo originale temi complessi, quali la sessualità e la morte, Eros e Thanatos.
Per scelta e vocazione, Luigi De Marchi ha rappresentato una figura di studioso che ha realizzato in assoluta libertà la sua ricerca teorica e clinica, completamente ai margini della cultura psicologica accademica e degli ambienti scientifici più tradizionali contro i quali ha spesso condotto le sue iniziative solitarie, iniziate fin dagli anni ‘50.
Come le battaglie contro i “guasti terribili” della sessuofobia cui ha rivolto nel ’58 il saggio Sesso e Civiltà, indagine approfondita dei tratti sessuofobici presenti nella nostra tradizione religiosa e analisi dei principali temi politici, sociali, economici, ecologici, culturali del mondo contemporaneo. Nello studio sono evidenziate le distorsioni di una visione dogmatica del rapporto tra uomo e donna, e le correlazioni esistenti tra repressione e scissione della sessualità da una parte, e personalità, concezioni e regimi totalitari dall’altra. Alcune pagine critiche sono riservate a Freud e alla progressiva involuzione del suo pensiero che ha finito per contribuire, dopo l’originaria ribellione all’etica sessuale, al rafforzamento della morale tradizionale e alle concezioni pessimistiche della natura umana.
Gli scritti successivi, anche questi pionieristici, sono dedicati a consolidare le basi della sessuologia sociale e a proseguire nel lavoro di critica e denuncia dell'etica e del costume sessuale tradizionale: Sociologia del sesso, uscito nel 1963, interpreta i fenomeni sociali in chiave psicologica, evidenziando la dinamica psichica attraverso cui i fattori emozionali influenzano o determinano il comportamento individuale o di gruppo; mentre, Repressione sessuale e oppressione sociale, del ’64, documenta l'esistenza di una stretta correlazione tra oppressione politica e morale sessuofobica, ravvisando nella repressione della sessualità lo strumento essenziale per la formazione di personalità sado-masochistiche a livello sessuale, e autoritario-gregaristiche al livello sociale e politico. Entrambe le opere, che produssero un vero “impatto traumatico”, sottolineano la profonda rivoluzione emozionale e di costume necessaria alla realizzazione della libertà di amare, diritto inalienabile della persona umana, poiché, senza il libero sviluppo e la libera espressione dell'impulso amoroso, «la vita risulta povera, deprimente, prostrante e sfocia il più delle volte nell'apatia, nel solipsismo, nel qualunquismo, nel teppismo e magari nell'ossessiva ricerca d'una soddisfazione erotica resa sempre più difficile proprio dalle inibizioni […] erette dall'educazione e dal costume sessuofobico».
Numerose iniziative si riferiscono alla difesa dei diritti civili: negli anni ‘50 fonda, tra l’indifferenza e l’ostilità di ogni autorità politica e accademica, il primo Centro italiano di consulenza contraccettiva; nel 1971, tra innumerevoli denunce e processi, l’impegno concreto di De Marchi ottiene la revoca dei divieti penali di informazione e assistenza anticoncezionale (ovvero, l’art. 553 e similari del Codice penale Rocco: «incitamento a pratiche contro la procreazione»). Un risultato storico che ha inciso notevolmente nel processo di cambiamento della morale sessuale e nella sensibilizzazione sui rischi dell'esplosione demografica. “L’obiettivo principale – scriveva in quegli anni – resta quello del recupero della capacità di vibrazione amorosa totale della persona umana”.
La riscoperta di Wilhelm Reich, il più brillante, coraggioso e geniale allievo di Freud, in seguito vittima dell’ortodossia freudiana, è stata guidata dalla intuizione di un’affinità profonda di pensiero che ha reso imperativa la diffusione della sua opera, dalla prima raccolta di saggi reichiani (Teoria dell’orgasmo e altri scritti, 1961), di cui ha curato la traduzione e la prefazione, alla stampa dell’opera omnia, fino alla prima biografia critica apparsa nel mondo (Wilhelm Reich, Biografia di un’idea, 1970).
Nel ’74, la prevenzione, l'informazione e l’educazione sessuale sono perseguite anche attraverso lo strumento di diffusione del fotoromanzo: tre storie, dai titoli significativi e interpretate da attori famosi, propongono la contraccezione “come una valida difesa contro qualche evento temuto, o come un valido strumento per la realizzazione di un desiderio profondo”. Ma il tentativo di prospettare un approccio radicalmente innovativo e umanistico al problema dell’educazione sessuale, troverà soluzione in Poesia del desiderio (’82), una selezione delle pagine d’amore più significative racchiuse nei capolavori della letteratura, da Catullo a Saffo, da Cavalcanti a Dante, da Goethe a Tolstoj, da Emily Dickinson a Neruda. Un testo formulato nella speranza di “abbattere finalmente il muro di silenzio che divide insegnanti e giovani sul tema cruciale dell’amore e delle sue molteplici implicazioni sociali e culturali».
L’opera di diffusione, dai primi anni ’80, investe anche il teatro e la televisione, producendo programmi accolti da Federico Fellini come la proposta di una “nuova televisione culturale”. Per oltre due anni conduce un programma di psicologia su RaiUno, e tra l’altro, scrive e dirige il documentario Baci e duci (1984) che indaga la comune matrice psicologica delle dittature di destra e di sinistra attraverso la fisiognomica dei volti e dei comportamenti dei leader autocratici, come gli abbracci e i baci rituali: «il bacio dittatoriale è solo l’ultima e più moderna versione d’un rituale omosessuale che ha nei secoli caratterizzato i dignitari d’innumerevoli gerarchie autoritarie, lontane tra loro sul piano storico, sociale e ideologico, ma tutte accomunate dalla loro fondamentale, comune matrice: la repressione della sessualità naturale e, quindi, il pervertimento di questa in aggressività, in sadismo, in disprezzo per la donna, in adorazione della virilità fasulla».
Pioniere della ricerca psico-sociologica in Italia, ha inaugurato l’impostazione psicopolitica (la relativa raccolta di saggi è del 1976), un metodo critico di analisi psicologica dei grandi fenomeni socio-culturali e dei movimenti politici che propone una lettura delle dinamiche radicalmente diversa da quelle di carattere marxista, idealista o istituzionalista finora prevalse, con risultati fallimentari, nelle scienze sociali e politiche tradizionali: "Le ideologie sono maschere, le economie sono macchine, mentre ciò che veramente conta, nella realtà sociale e politica, è la struttura psicologica, insomma la mentalità, degli individui e dei gruppi che stanno dietro alle maschere e sopra alle macchine".
Nella rubrica decennale, tenuta su Radio Radicale fino al maggio 2008, ha affrontato in chiave psicologica gli enigmi e gli eventi più disparati e apparentemente contradditori, interpretando e collegando in modo coerente e comprensibile sia i grandi problemi generali (ad es. fanatismo religioso e politico, guerra e pacifismo, globalizzazione e relativismo etico, rivoluzione Liberale e scenari futuri della evoluzione umana); sia alcune grandi tragedie internazionali (fame, disoccupazione, crisi energetica e alimentare, terrorismo e arma incruenta per cancellarlo); sia, infine, problemi nazionali (banalità dei programmi televisivi, astensionismo, inconcludenza dei governi, inefficacia cronica di Scuola e Università, magistratura, traffico). Nei commenti, hanno trovato spazio anche temi di costume e di cultura apparentemente estranei alla psicologia: dalle tesi di Samuel Huntington sull’inevitabile scontro delle civiltà alle radici sadiche di tanta parte dell’arte di Picasso, dall’eutanasia alla questione demografica, dal teatro di Gassman alle coppie scambiste, dal femminismo sessista alla misoginia degli stilisti, dalla legge psichiatrica italiana al terrorismo sanitario: Aids, “mucca pazza” o “influenza aviaria”.
L’insufficienza, i riduzionismi e le contraddizioni rilevate nel pensiero di Reich, come in tutta la cosiddetta sinistra freudiana che attribuisce solo ai condizionamenti culturali, alla società oppressiva e alla repressione sessuale la fonte primaria di angoscia, fanno maturare un dissenso profondo aprendo la strada all’ indagine sul tema della morte, dell’angoscia e della coscienza della fine. Imposto dall’esperienza terribile della morte di una persona amata “totalmente”, ha inizio un periodo di studio “febbrile”, un vero e proprio “viaggio agli Inferi” che spinge De Marchi a elaborare una nuova teoria esistenziale della cultura, della personalità e della conflittualità umana.
Nasce così Scimmietta ti amo – Psicologia, cultura, esistenza da Neandertal agli scenari atomici (1984), che sostiene come la cultura umana sia stata, fin dai suoi primordi, soprattutto una formazione reattiva e difensiva, e ipotizza che le diverse forme di difesa, religiose, filosofiche, ideologiche e politiche, ma anche psicologiche e cliniche, sono state erette dalla mente umana contro la minaccia incalzante dell’angoscia esistenziale: “L'uomo si comporta come una talpa, che, per salvarsi, insiste a interrarsi anche quando una ruspa potente (in questo caso la forza dell'evoluzione etica e cognitiva umana) solleva e ribalta la zolla in cui essa s'interra”.
Dopo aver dato inizio ed essere stato presidente delle sezioni italiane di tre importanti scuole di formazione psicoterapeutica, quella di Wilhelm Reich, quella bioenergetica di Alexander Lowen e quella umanistica di Carl Rogers, nel 1986 avvia l’Istituto di Psicologia Umanistica Esistenziale con l’intento di “riuscire a fondere l’improrogabile riconoscimento dell’angoscia primaria dell’uomo con quanto di meglio era andato affermandosi nel mondo della psicoterapia nel corso dell’ultimo mezzo secolo”.
La particolare impostazione umanistico esistenziale, si propone quindi di riunire e affrontare insieme le tre nuove dimensioni affiorate nella professione psicoterapeutica: la dimensione empatica, evidenziata nel contatto umano dall’approccio rogersiano; la dimensione corporea, proposta dalla scuola reichiana e bioenergetica per allentare le tensioni muscolari, viscerali e respiratorie; e quella esistenziale, contenuta sia nel pensiero filosofico europeo che nelle coraggiose intuizioni di Otto Rank, un geniale discepolo prima prediletto poi maledetto di Freud e anche un precursore nella denuncia della grande fuga della psicologia dal problema della morte.
Dunque, oltre a rifarsi alla parte più importante del pensiero di Rank e alle sue innovazioni teoriche e tecniche, la nuova scuola assume pienamente i principi fondamentali della “terza forza” della psicologia: l’attenzione alla persona, alle sue esperienze e alla sua dignità; l’interesse per aspetti tipicamente umani come la scelta, la creatività, l’autorealizzazione e lo sviluppo delle potenzialità latenti; la priorità, nella selezione dei problemi e dei metodi di ricerca, al bisogno di significatività rispetto a quello di mera oggettività.
In particolare, l’individuazione dell’angoscia di morte quale emozione prioritaria e fattore centrale da cui traggono alimento le varie forme di psicopatologia, pur riconoscendo il peso anche di altri fattori nella genesi delle sofferenze, richiede una nuova teoria interpretativa delle nevrosi e delle psicosi.
Così, ad es., nel disturbo d’ansia e negli attacchi di panico il sintomo cruciale è la paura di morire o svenire o sentirsi male, e a livello somatico una serie di reazioni prodotte da quel terrore (tachicardia, sudorazione, svenimento, affanno, ecc.); le nevrosi compulsive esprimono una difesa dall’angoscia di morte attraverso un meccanismo di rituali ossessivi, espiatori e propiziatori; nelle sindromi depressive appare in modo più che evidente l’angoscia di morte; nelle psicosi maniaco-depressive si riconosce l’oscillazione tra stati d’angoscia acuta e stati di euforia, tra onnipotenza e mitomania e megalomania che, nel collegamento e nell’alternanza con gli episodi depressivi, svelano il loro carattere reattivo-difensivo rispetto all’angoscia; nelle schizofrenie, oltre ad una probabile connessione a fattori genetici e neurochimici, è l’angoscia primaria che provoca una fuga dalla realtà e dalla propria stessa identità, frammentazione del pensiero e chiusura.
Nei disturbi sessuali e nelle loro disfunzioni orgasmiche può rinvenirsi sia il blocco ansioso di una funzione percepita come debilitante e rischiosa, sia il terrore della perdita di coscienza inerente all’orgasmo, vissuto come morte o rischio di morte. E’ da rilevare che l’analisi esistenziale propone conclusioni esattamente opposte a quelle di Reich e di Freud, ritenendo che sia l’angoscia di morte a scatenare l’angoscia dell’orgasmo, percepito e temuto come rischio di estinzione.
Sul piano psicoterapeutico, l’intervento vuole riconoscere il “potente fattore patogeno” ed affrontare, l’ultimo tabù della psicologia, appunto l’angoscia di morte, offrendo la possibilità ai pazienti di convivere meglio con i problemi e di elaborare le “tremende tensioni esistenziali d’ogni essere umano nel clima di contatto empatico, di solidarietà e di creatività che lo spirito umanistico può assicurare”.
Nella nuova scuola esistenziale, la qualità più preziosa per un terapista risiede nel prendere coscienza del “senso dei propri limiti”, altrimenti “la psicoterapia si trasforma in un ennesimo rituale salvazionista officiato da un terapeuta-stregone”.
Fondamentalmente, amava definirsi un "solista", (questo è anche il titolo del blog personale a cui ha affidato negli ultimi anni i suoi messaggi appassionati e la sua critica psicopolitica), un italiano fuori dalla cultura dei coristi, come recita il titolo di uno dei suoi libri, Il solista - Autobiografia di un italiano fuori dal coro. Ultimamente, nelle sue opere più recenti, sembra accentuarsi l’interesse per la politica liberale sostenendo una sorta di "rivoluzione liberale", che coniuga valori umanistici e lotta alla mentalità burocratica statale.
Se il demone Eros, sempre inquieto e scontento, si identifica con la filosofia nel suo significato più profondo di “amore del sapere”, la ricerca psicologica e umanistica di De Marchi trova la sua ragione ultima nella libertà di amare e pensare, e la sua motivazione ideale nella preparazione alla conoscenza della morte, perché proprio a questa finalità educativa dovrebbe indirizzarsi tutta la filosofia (come affermava la scimmia filosofa Platone per bocca di Socrate).
Il legame tra Eros e Thanatos, che interessa la vicenda umana e professionale di De Marchi, può essere colto nel seguente passaggio tratto dal saggio Lo shock primario, (versione aggiornata ed ampliata nel 2002 di “Scimmietta ti amo”): “con l’emersione della coscienza nel corso dell’evoluzione umana, l’uomo ha scoperto con disperazione il proprio destino di morte, (…) ha cercato di spiegarsi la morte come una punizione divina (…) inflitta agli umani per due basilari colpe: il godimento sessuale e il libero pensiero. L’immortalità delle origini poteva quindi essere recuperata solo rinunciando alla libertà di amare e di pensare, imponendosi la castità e sottomettendosi ai dogmi delle varie chiese. Il tabù sessuale, quindi, è stato ed è una difesa contro la più antica paura umana: quella della morte”.
Esula dagli intenti di questo ricordo personale sottoporre a considerazioni critiche le posizioni che De Marchi ha assunto nei suoi scritti (anche se la rapida evoluzione del suo pensiero testimonia di per sé il processo autocritico cui ha sempre sottoposto ogni sua concezione), in futuro ci saranno ben altri spazi di riflessione e approfondimento, in ogni caso, la sua visione ideale e il retaggio di idee e azioni sociali diffuse sono da considerare fecondi contributi per l’arricchimento dell’intera comunità scientifica.
Nella mia memoria sono ancora presenti i momenti della nostra conoscenza, le conversazioni, la sua appassionata curiosità e libertà, il calore partecipativo e gli interventi lucidi e creativi nel gruppo di formazione rogersiano, nella didattica e nella terapia individuale. Soprattutto ricordo l’ironia sorridente, che accompagnava i nostri dialoghi nel periodo in cui scriveva “Scimmietta” e costruiva la sua teoria nel tentativo di comprendere e affrancare l’uomo da quelle tensioni esistenziali, considerate fattore primario della patologia individuale e sociale.
Infine, allo scimmiotto filosofo l’augurio che la sua dichiarazione d’amore all’essere umano continui a percorrere il “laboratorio cosmico” e altre frontiere, ma senza … “perdersi di vista”.
N.B. Tutte le citazioni sono tratte dai saggi elencati in Bibliografia.

BIBLIOGRAFIA
  • Sesso e civiltà, Laterza, Bari, 1959.
  • Sociologia del sesso, Laterza, Bari, 1963.
  • Repressione sessuale e oppressione sociale, Sugarco, Milano, 1965.
  • Wilhelm Reich, Biografia di un’idea, Sugarco, Milano, 1970.
  • Psicopolitica, Sugarco, Milano, 1976.
  • Scimmietta ti amo, Longanesi, Milano, 1984.
  • AIDS: un libro bianco, anzi giallo, Sugarco, Milano, 1987.
  • Otto Rank, pioniere misconosciuto, Melusina, Roma 1992.
  • Poesia del desiderio: Introduzione a un’educazione sessuale umanistica, La Nuova Italia, Firenze, 1992.
  • Perché la Lega ? Mondadori, Milano, 1993.
  • Il manifesto dei liberisti: Le idee forza del nuovo umanesimo liberale, Seam, Roma 1995.
  • Lo shock primario, Edizioni Eri-RAI, Roma, 2002.
  • Il solista - Autobiografia di un italiano fuori dal coro, Edizioni interculturali, 2003.
  • Psicoterapia umanistica. L'anima del corpo: sviluppi europei (con Lo Jacono A., Parsi M. R.) 2006, Editore Franco Angeli
  • Il nuovo pensiero forte - Marx è morto, Freud è morto e io mi sento molto meglio, Spirali, 2007.
  • Wilhelm Reich. Una formidabile avventura scientifica e umana, (con Valenzi V.) Macroedizioni, Cesena (FC), 2007
  • Svolta a destra? Ovvero non è conservatore chi combatte parassiti, fannulloni e sfruttatori, Armando Curcio Editore, 2008.
  • L'intervista. Nel vento la risposta al nucleare, Armando Curcio, 2010.

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