ARTE E PSICOLOGIA: CARL GUSTAV JUNG
Jung si è interessato a lungo dei processi psichici propri dell’attività artistica nei due scritti Psicologia analitica e arte poetica (1922) e Psicologia e poesia (1930), nei quali si opponeva all’interpretazione freudiana dell’opera d’arte e al suo metodo riduttivo che faceva dell’arte l’espressione di una sublimazione. Jung accentuava il carattere visionario dell’opera d’arte conferendo all’espressione artistica un significato che va oltre il vissuto individuale dell’autore e mette in contatto col mondo archetipico. L’espressione artistica non è la manifestazione di un malattia da curare attraverso la conoscenza delle cause, davanti ad un’opera d’arte non va cercato l’antecedente ma il senso dell’opera stessa. L’antecedente può essere indagato, ma solo se è di aiuto alla rivelazione di quel senso. Il rapporto tra l’opera e la causalità personale è lo stesso che c’è, diceva Jung, tra il terreno e la pianta che vi cresce sopra. La causalità personale non c’è in quanto l’opera va oltre l’individuo. Una produzione artistica diventa arte quando riesce a liberarsi del personale ed esprimere un qualcosa di universale. La pianta non è solo un prodotto della terra, essa è anche “un processo che sta a sé… la cui essenza non ha nulla a che vedere col carattere del terreno” . L’opera d’arte quindi ha un senso che non deriva dalle condizioni umane che l’hanno preceduta, anzi essa ha utilizzato l’uomo e le sue abilità come “terreno nutritivo”. Jung quando affermava tutto ciò non si rifaceva alle produzioni artistiche dettate da una intenzione artistica, egli pensava alle opere intese come “atto unico” sgorgato dalla mano dell’autore, le cui idee e/o immagini non sono un prodotto della sua intenzione, ma fluiscono liberamente come un fiume in piena e tutto viene espresso, anche ciò che non si sarebbe voluto esprimere. L’artista non si identifica col processo creativo, egli ne è sottomesso.
L’opera non intenzionale è quella che viene utilizzata nella prassi psicoterapeutica. Attraverso un uso spontaneo delle tecniche espressive il paziente viene messo in condizioni di confrontarsi col proprio inconscio e di mettere in moto le proprie potenzialità psichiche. Il bisogno di un atto creativo artistico irrompe in un processo terapeutico inaspettatamente sotto forma poetica o pittorica o teatrale; i prodotti che emergono hanno spesso la profondità di significato della migliore arte. A volte nelle sedute di Teatro Terapia il paziente si prepara una sorta di canovaccio, attraverso delle immagini, delle pantomime e degli oggetti. Egli sale sul palco per comunicare intenzionalmente al gruppo un suo vissuto, ma è soltanto quando all’improvviso si libera del suo progetto teatrale, quando entra in contatto con le proprie emozioni, quelle che affiorano spontaneamente in quel momento unico ed irrepetibile, è soltanto allora che la sua creatività artistica rivela anima. Come negli artisti estroversi, come Jung li chiamava, così nei pazienti è l’inconscio che guida la coscienza. L’io pensa di essere libero, ma è solo un’illusione, “…pensa di nuotare” ma è la corrente che lo porta avanti. L’impulso creativo artistico è “irregolare” e “dispotico”. L’espressione artistica che a noi interessa nel processo terapeutico è quella “visionaria” come nel Faust quando, nella seconda parte, tutto si capovolge, e ciò che succede ci allontana dall’umano accadimento. Mentre strappiamo il velo della realtà ci inoltriamo nella visione di immagini profonde di altri mondi, di creature ignote e di abissi inesplorati. “Quando di notte attendo che tu giunga… sollevando il velo mi guarda… le dico: Sei tu che dettasti a Dante l’Inferno?”. In questi versi Anna Achmatova racconta di qualcosa di misterioso che sopraggiunge di notte, un ospite diletto ed atteso che fa raggiungere l’inferno, quello interiore che apre le porte della creatività. Questa immagine poetica secondo me rappresenta quel passaggio tra l’intenzione e l’eruzione creativa-artistica, e proprio questa immagine poetica fu scelta da una paziente in una performance per esprimere quella forza interiore molto profonda che sprigiona segni, colori e che comunica attingendo dalle radici più nascoste e fa raggiungere l’inferno.
(Contributo on-line)
Nessun commento:
Posta un commento