lunedì 5 marzo 2012

LO STRESS


L'uso della parola «stress» in riferimento a ciò che ci accade provocandoci ansietà e al modo in cui ne siamo colpiti, venne introdotto da un ricercatore scientifico che prese in prestito il termine dalla tecnica delle costruzioni.
Il dottor Hans Selye, che cominciò la sua carriera come ricercatore alla McGill University di Montreal negli anni Trenta, era un endocrinologo, ossia uno specialista del sistema endocrino e degli ormoni che esso produce.
A quel tempo, gli scienziati sapevano molto poco sul ruolo che gli ormoni svolgono nell'organismo. Ogni ghiandola era un territorio sconosciuto che aspettava di essere esplorato. Selye stava cercando di imparare qualcosa su una particolare sostanza appena isolata nelle ovaie degli animali.
Nessuno sapeva a che cosa essa servisse e così Selye decise di iniettare quotidianamente un estratto ovarico a un gruppo di ratti, per osservarne gli eventuali effetti. Per avere un gruppo di controllo, Selye iniettò ad altri ratti una soluzione fisiologica che non conteneva estratto ovarico.
Diversi mesi dopo, Selye scoprì che i ratti trattati con l'estratto ovarico presentavano evidenti anomalie fisiche. Avevano sviluppato ulcere peptiche; le loro surrenali si erano ingrossate; il sistema immunitario era danneggiato.
Dapprima, Selye concluse che tutto questo danno era stato provocato dall'estratto ovarico.
Poi esaminò i ratti del gruppo di controllo, che non avevano ricevuto l'estratto, e rimase stupefatto nel riscontrare che anch'essi avevano subito lo stesso tipo di danno. Selye rimase completamente sconcertato da questi risultati.
Se l'estratto ovarico non era la causa dei cambiamenti fisici, di che cosa si trattava allora?
Dopo averci pensato un po', Selye teorizzò che, anche se il contenuto delle iniezioni cambiava, entrambi i gruppi di topi avevano un'esperienza in comune: avevano tutti ricevuto delle iniezioni quotidiane.
Selye rifletté sul processo di somministrazione di queste iniezioni, e si rese conto che i ratti non le gradivano affatto; in realtà, il trattamento dava loro così fastidio che spesso doveva tenerli fermi per eseguire l'iniezione, mentre si dibattevano e si dimenavano tentando di fuggire.
Selye ipotizzò che forse la semplice sensazione sgradevole delle continue punture aveva in qualche modo innescato le alterazioni osservate.
Escogitò allora ogni sorta di situazione per rendere la vita dei ratti spiacevole.
Li tenne in stanze fredde, li costrinse a nuotare nell'acqua gelata per non annegare, li legò in modo da impedire i loro movimenti e li sottoposte a un continuo rumore molesto. Alla fine del trattamento, i ratti presentavano tutti lo stesso danno fisico subito da quelli dell'esperimento precedente. Per descrivere le forze sgradevoli che provocavano le lesioni, Selye prese in prestito un termine che era stato usato nella tecnica delle costruzioni per descrivere le forze cui sono sottoposti ponti, edifici e altre strutture (ad esempio le forze di carico, il forte vento, i terremoti).
Questo termine, naturalmente, è «stress».
Gli esseri umani, come sappiamo tutti fin troppo bene, sono spesso soggetti allo stress. Quando succede, il corpo reagisce in molti modi diversi. Questa risposta allo stress è regolata dal sistema nervoso autonomo, lo stesso che controlla funzioni vitali come il battito del cuore. Il sistema nervoso autonomo ha due componenti, il sistema nervoso simpatico e il sistema nervoso parasimpatico.
Il primo controlla quella che gli scienziati chiamano «reazione di attacco o fuga». E questo un meccanismo ancestrale di difesa e l'esempio che si usa comunemente per descriverlo è tratto dalla preistoria.
Quando siamo soggetti a una situazione stressante (per esempio, andiamo a cercare bacche e ci troviamo improvvisamente di fronte a un orso affamato), la nostra corteccia cerebrale invia un segnale al sistema nervoso simpatico, dicendogli di preparare il corpo all'azione immediata (per esempio, correre!).
Le surrenali, cominciano a secernere quelli che gli scienziati chiamano ormoni dello stress, adrenalina e noradrenalina. A loro volta, questi ormoni innescano una reazione a catena, in cui il nostro corpo si prepara letteralmente allo scontro.
La pressione del sangue si alza, il cuore pompa più velocemente e il sangue viene stornato dall'apparato digerente e inviato ai muscoli, dove è necessario per sostenere la nostra fuga.
La velocità del metabolismo aumenta, e viene consumato più ossigeno per alimentare questa attività.
Le pupille si dilatano per far entrare più luce e migliorare la visione notturna. E mentre accade tutto questo, ancora altre cellule delle surrenali cominciano a produrre i corticosteroidi, altri ormoni dello stress, che causano un brusco aumento della glicemia per procurare combustibile.
Insomma, la reazione di «attacco o fuga» ci prepara all'azione. Ci dà l'energia di cui abbiamo bisogno per correre a perdifiato o per respingere il predatore. Il meccanismo era certamente utile in passato, al tempo delle caverne, quando leoni pronti al balzo, branchi di mastodonti in fuga e vicini bellicosi popolavano la vita quotidiana dei nostri antenati.
Tutta questa eccitazione fisica aveva un utile scopo - quello di salvare la vita - e gli ormoni dello stress venivano consumati nel processo.
Tuttavia oggi la maggior parte di noi fa esperienze diverse. Pochi si trovano ormai a combattere uncorpo a corpo, a cacciare animali selvaggi (o a esserne cacciati).
Le nostre giornate non sono piene di selvaggi predatori, ma di superiori feroci, clienti difficili, cassieri scorbutici, divorzi sgradevoli ed esasperanti problemi economici. Per il nostro cervello, comunque, tutto questo è stress e non appena viene percepito innesca la reazione di «attacco o fuga», mettendoci, per così dire, in assetto di guerra.
Il problema è che per la maggior parte di noi prendere a pugni il principale o darsela a gambe non sono di solito reazioni adeguate.
Poiché non possiamo combattere o scappare, gli ormoni dello stress rimangono nel nostro corpo inutilizzati e con il tempo, possono causare seri danni.
Gli ormoni dello stress possono compromettere ogni organo del corpo, dal cuore al cervello. La melatonina può attenuare gli effetti negativi degli ormoni dello stress, e così facendo può impedire moltissime malattie assai diffuse.
Infatti, molti disturbi che forse non avete mai ritenuto collegati allo stress possono in realtà essere provocati o esacerbati dalla troppa tensione. In questo capitolo noteremo in che modo la melatonina può proteggerci dai danni dello stress.
Lo stress e il cuore
Il cuore è particolarmente vulnerabile agli effetti dello stress cronico. l ricercatore Hans Selye, che, come abbiamo già detto, fu il primo a usare la parola «stress» in campo medico, ha scoperto che l'esposizione continua allo stress può distruggere parzialmente il muscolo cardiaco dei topi, anche nel caso che essi non avessero dato in precedenza alcun segno di malattia cardiaca.
Non siamo ancora sicuri del perché ciò accada, ma gli effetti dello stress sul cuore sono estremamente reali. E ben documentato che lo stressuccide le cellule cardiache e, se muoiono troppe cellule del cuore, moriamo anche noi.
Questo aspetto della cardiopatia, documentato da Selye, non gode di molta attenzione da parte dei cardiologi concentrati sull'aterosclerosi, ma è un campo di interesse clinico che merita di essere nuovamente considerato.
Pare che i corticosteroidi prodotti in risposta allo stress ledano tanto il muscolo cardiaco quanto le arterie che portano il sangue dal cuore al resto del corpo. Se le coronarie vengono compromesse al punto di non potere più assicurare un adeguato rifornimento di sangue, si può avere un infarto cardiaco.
Se è indebolito il rifornimento di sangue al cervello, può verificarsi un ictus. Lo stress può anche alzare la pressione sanguigna, la qual cosa può danneggiare il cuore.
Sebbene non sia del tutto compreso il meccanismo preciso con cui lo stress aumenta la pressione sanguigna, sappiamo che quando siamo sotto tensione (ad esempio nel caso di ferite) il corpo comincia a ritenere acqua e sale per incrementare il volume di sangue.
Se il volume di sangue diminuisce a causa di una emorragia, l'organismo non sarà in grado di fornire abbastanza ossigeno ed elementi nutritivi agli organi vitali. L'aumento del volume di sangue richiede un aumento a sua volta della pressione sanguigna, che aiuti il cuore a pompare il liquido in più.
E stato dimostrato che la melatonina attenua gli effetti negativi dei corticosteroidi normalizzando i loro livelli e, impedendo loro di diventare troppo alti. Così la melatonina può proteggere il nostro cuore e i vasi sanguigni dai danni arrecati dallo stress.
Lo stress e il diabete
Una prolungata esposizione ai corticosteroidi può alzare la glicemia, al fine di rendere disponibile il combustibile per la reazione di «attacco o fuga». Tuttavia, picchi di glicemia troppo frequenti possono anche aumentare il rischio di diabete.
In effetti, la scienza medica sa da molto tempo che i diabetici hanno livelli di corticosteroidi più alti del normale. Il diabete non è solo una grave malattia di per sé, ma può aumentare il rischio di essere colpiti da malattie cardiache, ictus e cecità.
Ancora una volta, la melatonina può impedire l'insorgere dei diabete da stress, contenendo l'effetto dei corticosteroidi e ostacolando in questo modo lo sviluppo di livelli glicemici troppo alti.
Lo stress e l'osteoporosi
Sebbene l'osteoporosi non sia una malattia collegata allo stress, l'esposizione continua ai corticosteroidi (gli ormoni dello stress) può indebolire le ossa e renderle soggette a incrinature e fratture.
L'osteoporosi, condizione diffusa tra le donne più anziane, è caratterizzata da ossa fragili, che perdono consistenza. Le complicazioni derivanti dagli insulti causati dall'osteoporosi (per esempio la frattura dell'anca) sono una delle principali cause di morte fra le donne più anziane.
Perché lo stress influisce sulla salute delle ossa?
I corticosteroidi bloccano la crescita di cellule speciali all'estremità delle ossa, necessarie per la formazione di nuove cellule. Grazie al suo controllo dei livelli di corticosteroidi, la melatonina può impedire questa insidiosa malattia che si accompagna a fratture dell'anca, invalidità precoce e addirittura alla morte.
Lo stress e le funzioni cerebrali
Gli ormoni dello stress danneggiano anche le cellule cerebrali e possono agire sulla nostra capacità di pensare chiaramente e memorizzare le informazioni. Infatti, è stato dimostrato che i corticosteroidi danneggiano le cellule dell'ippocampo, una parte del cervello che controlla la memoria a breve termine. Quando si invecchia, di solito si perde in qualche misura la capacità di ricordare nuove informazioni.
Per esempio, diventa più difficile rammentare nomi e volti di persone a cui siamo stati presentati di recente, e può volerci più tempo per elaborare e assimilare fatti nuovi. Forse
questa perdita di memoria a breve termine è dovuta al fatto che per tutta la vita siamo esposti allo 
stress. Alcuni ricercatori sospettano addirittura che il morbo di Alzheimer, che comporta anch'esso una perdita della memoria a breve termine, possa essere provocato da una lesione dell'ippocampo, a sua volta legata a un grave stress e alla prolungata esposizione ai corticosteroidi.
Anche qui, il positivo effetto della melatonina, che diminuisce i livelli di corticosteroidi, può proteggere il cervello dal danno dovuto allo stress.
Lo stress e il sistema immunitario
L'esposizione prolungata ai corticosteroidi prodotti sotto stress può anche deprimere il sistema immunitario. Molti studi hanno documentato che lostress riduce il numero dei leucociti, necessari a combattere le malattie.
Per esempio, diverse ricerche sui soldati, in situazioni di combattimento, hanno indicato che il loro sistema immunitario era notevolmente indebolito, lasciandoli in balìa delle infezioni.
Uno dei motivi di ciò è che lo stress eccessivo blocca la produzione di ormone tiroideo, essenziale per tutte le principali attività dell'organismo, compresa la produzione delle cellule immunitarie che combattono le malattie.
E stato anche dimostrato che gli ormoni dello stress possono effettivamente danneggiare le stesse cellule immunitarie, impedendo loro di svolgere il proprio compito in modo efficace.
Ho riprodotto in laboratorio l'effetto dello stress, iniettando negli animali il corticosterone e controllando poi la loro risposta immunitaria. Ho scoperto che il corticosterone deprimeva la produzione di anticorpi fino al 60%. In altre parole, questi animali erano mal preparati a difendere il proprio organismo dalle malattie, e lo stesso vale per gli esseri umani sotto stress.
In precedenza, quando discutevo della funzione immunitaria, ho mostrato esempi clamorosi di come lo stress possa compromettere l'immunità, esponendoci alla malattia. Per esempio, quando un animale è sottoposto a un forte stress, il suo timo comincia ad atrofizzarsi, fino a scomparire. Quando a questi animali è stata data della melatonina, dopo averli esposti a una situazione stressante, il timo è come ringiovanito e lo stesso è successo alla loro funzione immunitaria.
Abbiamo altri esempi, anche più eclatanti, di come la melatonina possa contrapporsi agli effetti dannosi dello stress. In un'altra ricerca, ho iniettato ad alcuni topi un'alta dose di corticosterone e, com'è ovvio, la loro risposta immunitaria è risultata gravemente depressa.
In tale stato, questi animali sarebbero caduti preda della prima infezione con cui fossero entrati in contatto. Tuttavia, ho somministrato loro un'iniezione serale di melatonina. Durante la
notte il loro sistema immunitario si riprese fino a tornare normale.
Questa è un'altra prova del fatto che la melatonina può bloccare alcuni danni inflitti dagli ormoni dello stress al sistema immunitario.
Lmelatonina non solo rinforza il sistema immunitario contro gli effetti nocivi dello stress, controllando i corticosteroidi, ma opera effettivamente con speciali sostanze chimiche che attenuano lo stress e sono prodotte dal sistema immunitario.
Queste sostanze sono chiamate endorfine, e sono antidolorifici naturali prodotti sia dal cervello sia dal sistema immunitario. Le endorfine non soltanto mitigano il dolore, ma possono anche ridurre l'ansia e favorire una sensazione di euforia.
Lmelatonina si è dimostrata capace di rinforzare l'effetto delle endorfine e così facendo di aiutare il corpo ad affrontare lo stress della malattia. L'effetto dello stress peggiora
con l'invecchiamento.
Lstress è duro da reggere per individui di ogni età ma, quanto più siamo anziani, tanto maggiore è il tributo che esige. Come abbiamo visto, lostress può infliggere danni fisici
a persone di qualsiasi età, ma quando invecchiamo queste ferite sono più difficili da affrontare.
Come detto in precedenza, sotto stress il corpo produce corticosteroidi, che possono causare serie lesioni a molti organi. Fra le altre cose, essi possono danneggiare il muscolo cardiaco, alzare la glicemia a livelli abnormi, compromettere la funzione tiroidea, inibire la risposta sessuale e smorzare la reazione immunitaria. Negli individui più anziani, i livelli di corticosteroidi rimangono alti per periodi più lunghi che non in quelli più giovani. Ne risulta che, quando siamo più vecchi, il nostro corpo è inondato da questi ormoni per periodi più lunghi e perciò è più esposto al danno.
Ciò che rende lo stress ancora più insidioso per gli anziani è il fatto che gli organi cominciano a indebolirsi, e non riescono a reggere ulteriori insulti da parte dei corticosteroidi. Per esempio, il sistema immunitario è già più debole e meno capace di ingaggiare battaglia contro gli invasori estranei. Anche la tiroide ha cominciato a esaurirsi.
Il cuore ora deve lavorare di più per pompare il sangue per tutto il corpo. Il declino dell'organismo rende un anziano ancora più suscettibile agli effetti negativi dello stress.
Quando invecchiamo, ogni situazione stressante provoca una reazione dell'organismo, sconvolgendo la nostra stabilità fisica e mentale. In altre parole ci fa perdere l'equilibrio. In età avanzata perdiamo elasticità e siamo più attaccati alle nostre abitudini non solo in termini di atteggiamento mentale, ma anche di capacità fisica di rispondere al cambiamento. Ogni assalto alla nostra psiche impone un pedaggio più gravoso e durevole.
Siamo meno preparati, tanto fisicamente quanto emotivamente, a ristabilirci dopo una malattia, un avvenimento triste, una discussione, una delusione, o anche uno stress relativamente benigno come un cambiamento dello stile di vita. Con ciò non si vuole dire che certe persone giovani non siano rigide e inflessibili. In realtà, alcune di esse possono comportarsi «da vecchi» più di altre che cronologicamente potrebbero essere i loro nonni. Ma certamente, sul piano fisico, c'è una differenza tra come affrontiamo lo stress in gioventù e nella vecchiaia.
Io credo che questo generale indebolimento dell'organismo, che ci rende vulnerabili allo stress, sia imputabile a una perdita della funzione pinealee a una diminuzione dei livelli di
melatonina.
Ecco dunque che c'è un antidoto ai devastanti effetti fisici dello stress sul corpo che invecchia, ed è la melatonina, che può neutralizzare gli effetti nocivi della troppa tensione, ristabilendo il naturale equilibrio ormonale.
La melatonina può ripristinare la funzione tiroidea, che ci fornisce la forza e l'elasticità per affrontare nuove sfide. Essa può ricostruire la funzione immunitaria del timo e minimizzare
i pericolosi effetti dei corticosteroidi che, lasciati liberi di agire, possono causare enormi danni.
La melatonina può anche impedire la perdita di sonno causata dall'ansia.
La melatonina, normalizzando i livelli ormonali alterati dallo stress, serve a ricreare un senso di padronanza della situazione e ci consente di affrontare le difficoltà della vita odierna...

Dottor Walter Pierpaoli - Tratto dal libro la chiave della vita con la melatonina 

Nessun commento:

Posta un commento